Dolcino e Margherita

dolcino e margherita

Tavo Burat (Gustavo Buratti), Fra Dolcino e Margherita. Tra messianesimo egualitario e resistenza montanara, agosto 2013, pp. 128, euro 6,00.

 

Anche i morti non sono al sicuro dal nemico se egli vince.
E questo nemico non ha smesso di vincere.
Walter Benjamin

Il mondo in cui viviamo è costruito innanzitutto sulla sconfitta di tutti coloro che ci hanno provato prima di noi, sui massacri di contadini in rivolta per difendere la loro autonomia e l’uso collettivo delle risorse, sui roghi degli eretici e delle donne bruciate come streghe, sul genocidio dei popoli “selvaggi” colonizzati e sullo sterminio dei nemici interni: luddisti, vagabondi, comunardi, briganti, ribelli e banditi di ogni epoca. Il volto del nemico non è cambiato: oggi come allora, ancor più che l’oscurantismo religioso c’è da temere il preteso “progresso” del razionalismo economico. La storia, però, non è conclusa; la loro sconfitta può essere sempre rimessa in gioco, e fors’anche, un bel giorno, non essere più tale.
Nel settimo centenario del rogo di Dolcino e di Margherita, in Valle di Susa, organizzammo – insieme anche a Tavo Burat – tre giornate di incontri con questa prospettiva: riappropriarci della nostra storia, riprendere in mano le battaglie del passato, per mescolarle e farne cosa viva nelle lotte di oggi. Inutile dire quanto, in questo cammino, l’aiuto di Tavo ci sia stato (e lo sia tuttora) prezioso, addirittura imprescindibile.
Gran parte degli scritti di Tavo su Fra Dolcino sono sparsi in riviste, giornali, libri, molti dei quali di difficile reperimento o esauriti. Questa pubblicazione nasce dunque da un lavoro redazionale su alcuni di tali testi, riuniti e riordinati con l’obiettivo di proporre una storia sintetica e organica del movimento apostolico e del suo significato, sia storico che in rapporto alle resistenze di oggi.
Non vogliamo però “approfittare” di questa introduzione per parlar delle battaglie che ci vedono impegnati oggi, del nostro punto di vista sulla continuità che sentiamo con la resistenza apostolico-montanara. Preferiamo lasciar parlare Tavo, senza sovrapporgli parole e idee non sue.
Tavo ci ha lasciato nel dicembre del 2009.
Questo libro è innanzitutto un omaggio a lui, un gesto di riconoscenza nei suoi confronti, per i saperi e la curiosità che ci ha saputo trasmettere, per la coerenza e il coraggio che ci ha regalato senza cedimenti, fino alla fine, riuscendo a essere, in quest’epoca meschina, un vero e proprio maestro.
Arvëddse Tavo. Grazie.

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«La lotta della società alpina, per salvare, con l’identità originale, anche la propria esistenza, è stata più che millenaria; e la Resistenza del 1943-45 ha avuto anche il significato dell’ultima battaglia di quella civiltà: l’estremo “tuchinaggio”. Basterebbe rileggere la Dichiarazione di Chivasso dei rappresentanti della Resistenza della Valle d’Aosta e delle valli valdesi, per rendersene conto. Per questo la lontana ribellione valsesiana che, per la presenza e la guida di Dolcino, è divenuta “ereticale” al punto di confondere i locali con i forestieri apostolici, è attuale; essa parla ancora alle nostre sensibilità di montanari “non rassegnati” ad accettare una montagna colonizzata, ridotta a squallida periferia per le seconde case di chi, nei grossi centri della pianura, detiene il potere economico; per questo, quella rabbia remota dà voce anche alla nostra…».

Tavo Burat, Attualità e fascino di una ribellione montanara e di un’eresia medievali, ora in Centro Studi Dolciniani (a cura di C. Mornese e G. Buratti), Fra Dolcino e gli Apostolici, tra eresia, rivolta e roghi, DeriveApprodi, Roma, 2000, p. 17.

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«Essere “neodolciniani” significa riaffermare in Dolcino tutto quanto in lui avevano riconosciuto gli operai e i democratici un secolo e mezzo fa. Ma pure vedere in lui e nel suo movimento ereticale il simbolo di una “civiltà alpina” che anche con la loro sconfitta di ribelli apostolici iniziò il degrado. Una civiltà alpina non rassegnata a estinguersi, decisa a resistere all’omologazione di un falso progresso che altro non è invece che la prosecuzione del colonialismo di cui è vittima la montagna da parte dei poteri economici metropolitani. Battersi per una resistenza antica e nuova per il diritto alla “diversità” mai dimenticando che Margherita è emblema del riscatto delle donne e degli uomini vivi e liberi, creature di una madre-terra da amare e difendere da chi intende profanarla e violentarla».

Intervista a Tavo realizzata da Aldo Fappani, 2009, in I Quaderni Dolciniani, n. 0, Biella, 2011.

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Sommario: Introduzione / Alle origini: dal cristianesimo primitivo a Gioacchino da Fiore / La nascita del movimento apostolico: Gherardino Segalello, “libertario di Dio” / La comparsa di Dolcino e la prima lettera ai fedeli / La comunità errante dei fratelli apostolici: dal Trentino al Piemonte / In Valsesia: l’incontro con i montanari e la guerriglia / L’ultima resistenza, l’assedio sul Monte Rubello, il supplizio / Il rogo della “prima strega”: Margherita da Trento / La “dottrina” del movimento apostolico-dolciniano / La Bibbia fonte d’anarchia: la «gran catena delle sollevazioni cristiane» / Il movimento operaio e la riscoperta del “Gesù socialista” / Civiltà montanara e autonomia bioregionale / Appendice.


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